SAN MARCO PROTETTORE DELLA VENETA NAZIONE: GLI ANTEFATTI.
Non sia letto come una dissacrazione o provocazione, ma all’epoca le Nazioni erano fondate su basi profondamente religiose, anche se apparato dello stato e chiesa nell’Occidente europeo erano distinti da sempre, specialmente a Venezia. Dio legittimava lo stato e per Venezia esser l’erede spirituale di san Marco, l’evangelizzatore delle genti venete antiche era importante proprio per rivendicare una forte autonomia da Roma. Il punto di vista di Giovanni Distefano, mi pare il più corretto:
Per capire come e perché il mercante Rustico da Torcello e il tribuno di Malamocco Bono sbarcarono a Venezia con le spoglie di San Marco, uno dei quattro Evangelisti, che come peculiarità aveva quella di aver evangelizzato proprio il nord est dell’Italia romana, bisogna risalire all’anno 827 e recarci a Mantova, dove il Patriarca di Aquileia, Massenzio zona sotto giurisdizione franca e quindi longa manus del Sacro Romano impero d’occidente, durante un Sinodo afferma che i Franchi avevano ormai riunito l’antica X Regio Venetia et Histria (divisa prima tra filo bizantini e filo longobardi) e quindi la sua Sede ha il diritto di ridiventare il riferimento e la guida spirituale e religiosa di quei territori. Chiede quindi la soppressione del Patriarcato di Grado (leggi Venezia), riferimento delle isole lagunari. Il Sinodo accoglie in pieno la tesi e così Grado viene declassata in linea di diritto, anche se continua ed esistere di fatto.
Il Doge, Giustiniano Partecipazio, annusa il grave pericolo di sottomissione ad Aquileia e quindi all’Occidente e si muove in fretta perché “scoronare le lagune” significa correre il rischio di finire sotto l’influenza dell’impero di terraferma e perdere i vantaggi dei commerci e delle esenzioni doganali con Costantinopoli. E quindi in un batter d’ala arrivano le spoglie di San Marco in laguna, che era il fondatore della chiesa di Aquileia stessa. Con la custodia delle reliquie e poi con la grandiosa cappella a lui dedicata (chiesa di stato) Venezia acquista una condizione di primato su tutte le altre chiese e arriva a simboleggiare la continuità della antica sede aquileiense nella nuova capitale del ducato veneziano.
Sunto da Atlante storico della Serenissima di Giovanni Distefano.