Mi parlo grego, ciò / e no eo so! (io parlo greco, e non lo so!)
di Millo Bozzolan
Le parole scherzose scritte sopra in un veneto/veneziano ben rendono quanto voglio dimostrarvi con questa nota: e cioè che molti termini in uso nella lingua veneta sono di origine greco bizantina, veri fossili linguistici che provano quanto fossero stretti i legami tra la nostra Capitale e la Bisanzio imperiale.
Eccone di seguito alcuni, dei 270 trovati da M. Cortellazzo:
gondola, la troviamo nominata per la prima volta nel 1094, e probabilmente il termine è passato attraverso lo slavo.
ànese (anice) la pianta fu importata dal Levante
séleno (sedano) che fu poi esportato in Francia
sculièr (cucchiaio)
piàdena (terrina, zuppiera) dalla voce greca che indicava un piatto, uno stampo per cuocere il pane e le focacce al forno.
ostrega, parola-imprecazione diventata uno dei simboli della parlata veneziana e quindi veneta.
il verbo “ostregare” si trova a Venezia nel 1300; in greco il plurale <ostraca> indica anche guscio (mentre il singolare significa coccio, e <ostracon> era la messa al bando dalla città di Atene di qualche personaggio ritenuto pericoloso. Da qui deriva il termine “ostracismo” e vedete un po’ dla nostro “ostrega!” dove siamo finiti….
Panfilo, squero, molo, termini di marinai sono tutti di importazione levantina.
Bombaso, noi veneti in genere e veneziani in particolare lo usiamo per indicare la bambagia e deriverebbe in origine addirittura dall’arabo.
Ostrega vuol dire ostrica… è un’imprecazione che camuffa la più blasfema “ostia!”.